giovedì 8 marzo 2012


CAPITOLO 2: TROVARE I SEMI

I semi sono, metaforicamente parlando, le idee da cui germoglierà il racconto breve o lungo che sia; i semi si trovano ovunque, passeggiando per la strada, leggendo l’articolo di un giornale, ascoltando una conversazione, pensando al carattere di una persona, ricordando un’esperienza personale, leggendo un libro, approvando o meno una teoria e così via. Basta saperli cogliere, ascoltare quella vocina interiore che fa scattare l’ispirazione. Un seme germoglierà trovando il terreno fertile dell’ispirazione. Tutto è degno di attenzione, tutto è degno di essere raccontato se si fa bene. Virginia Woolf scrive Al Faro dopo che, mentre attraversava Tavistock Square, pensò al Faro, ricordo della sua infanzia in cui si contrappongono le voci del padre e della madre, il sì materno (sì andremo al faro) e il no paterno (no, al faro non si può andare). Il ricordo dell’esperienza personale, delle voci che popolano la memoria, ricorre anche nel Lessico Famigliare di Natalia Guinzuburg. Leggere in se stessi, trovare i propri conflitti interiori, seguire i cambiamenti della propria personalità. Robert Musil nei Turbamenti del giovane Törless, ha descritto un personaggio molto conflittuale, rifacendosi ad un’esperienza largamente autobiografica. Si pensi ancora a una della opere più autobiografiche di Dostoevskij, Il giocatore, in cui sono le passioni più profonde a muovere i personaggi. Ispirarsi a se stessi non significa scrivere la propria autobiografia, ma animare la narrazione con alcuni episodi ed esperienze a cui si attribuiscono altre voci, altri corpi, si aggiungono altre situazioni altri luoghi ecc. In fondo ogni narrazione è sempre un po’ autobiografica se non altro per i sentimenti che ci legano ai personaggi che creiamo.
E da questo, passiamo al passo immediatamente successivo: PROGETTARE UNA STORIA.
Prima di iniziare a raccontare ( a meno che l’idea migliore venga in corso d’opera), bisogna porsi delle domande sull’oggetto del racconto; per esemplificare useremo schematicamente queste due domande:
che cos’è? = quale messaggio voglio trasmettere
come ? = in che modo trasmetto il messaggio
Il messaggio ovviamente riguarda il tema che come autore scelgo di rappresentare e risponde alle esigenze dell’autore, alle sue scelte personali, al suo modo di indagare la realtà, ai suoi gusti, alle sue esperienze. Nel ciclo dei vinti di Verga, ad esempio, il tema comune è l'indiscussa lotta dell'uomo per l'esistenza e per il progresso, mentre negli Indifferenti di Moravia il tema è rappresentato dalla meschinità e dalle ipocrisie della società borghese.
Il modo in cui trasmetto il messaggio riguarda invece: la trama, la scelta dei personaggi e il genere narrativo che scelgo ( se di genere si tratta).
Per una buona progettazione, vi consiglio di delimitare bene il tema. Già dall’idea iniziale che avete in mente potete scegliere il genere (oppure no) più adatto, e soprattutto, in generale sforzatevi di delimitare il campo di indagine piuttosto che allargarlo.
Quindi ricapitolando: cercate il seme, o tirate fuori quello che avete del cassetto, e ponetevi le prime due domande per la progettazione, in modo da definire all'inizio quello che desiderate ottenere e comunicare.
All'inizio se non avete confidenza con questa elaborazione, fatelo con una sana risata, quasi per gioco, non siate troppo critici verso voi stessi. E' il punto di partenza, e probabilmente molti di voi non sanno come approcciarsi.
Tranquilli, qualunque modo va benissimo, anche i bambini quando iniziano a parlare non sono precisi, vero? E quindi voi che avete da temere?
Nulla.
Scrivere è gioia, divertimento, entrare in un mondo dove voi siete gli artefici di qualsiasi cosa accade.
E ci tengo a sottolinearlo già da questo secondo capitolo, che stavolta pubblicherò per intero: non sono le regole e la loro esecuzione a fare un buono scrittore. Ci vuole altro che comprenderete lungo il viaggio. Ma imparare le regole per essere liberi di dar vita al proprio originale modo di usarle e stravolgerle... beh... è straordinario, e quando vi troverete a metterlo in pratica, mi chiedo se vi succederà come me, di non accorgervene nemmeno.
E io ve lo auguro, perché significa che vi state divertendo e siete presi, appassionati, di quello che scrivete.

3 commenti:

  1. non so. dovessi pormi quelle due domande, probabilmente non scriverei. ne' racconti ne' canzoni ne' post. giusto la lista della spesa, forse scriverei :) ma forse. :)) piu' che i semi io amo i fulmini. restando nell'ambito dei racconti... e' la storia che mi vuole dire qualcosa. io devo solo buttarla giu'e nel caso, poi, capire cosa mi vuole dire.

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  2. Raccontare il proprio mondo interiore é sempre una scoperta fantastica, un viaggio unico. E riguardo ai fulmini, Giustizia Personale é nato mentre guidavo e pioveva, i riflessi traslucidi dei lampioni sulla strada, il fruscio delle foglie mosse dal vento, la musicalità della pioggia sulle fronde.. Finestrino aperto.. Fumavo, e assieme respiravo l'odore della terra , e nella mia testa è nato un inseguimento. Ora sono sulle 600 pagine. Sono pienamente d'accordo con te!!

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